Quante volte ci capita di lamentarci di tutti gli impegni a cui la vita quotidiana ci obbliga? Quante volte usiamo la parola stress? Quante volte ci capita di rimandare un impegno o di decidere tutto all’ultimo con una e-mail, una telefonata in macchina magari in mezzo al traffico o un semplice messaggino...?

Quanto bello è invece riuscire a “rinunciare” a qualcosa per vivere in pienezza il presente, senza pensare al dopo con la solita ansia?

Se a qualcuno che mi conosce è venuto il dubbio lo rassicuro subito: non ho cambiato lavoro, né mi sono messo a studiare queste dinamiche sociologiche. Sono solo un capo scout che ha avuto la fortuna di partecipare all’organizzazio- ne di una semplice uscita di comunità capi.

Le immagini che mi porto da questa uscita: salire tutti insieme nella carrozza di un treno, attraversare un campo sapendo che il campanile e il centro del paese sono in quella direzione là, togliersi il maglione di lana perché la salita ci fa sudare, vivere e condividere l’Eucarestia con la propria comunità capi, dormire tutti insieme e dimenticarsi che c’è sempre qualcuno che russa!

E poi ancora guardare le luci della vallata nel cuore della notte, scherzare ma saper essere anche seri quando l’attività lo richiede, rallegrarsi del sole dopo un’abbondante pioggia caduta.

Le solite cose insomma che facciamo ormai da 20 anni, ma sono le cose vere che ci piacciono, che ci uniscono, che ci legano ad una comunità, che ci fanno vivere. Una volta partiti non sentiamo più il peso della quotidianità, non ricordiamo più quell’agenda aperta sopra il tavolo che ci aspetta, non ci voltiamo più indietro.

Un GRAZIE di cuore a tutti i capi che condividono con me l’esperienza di essere capo scout, di parlare di temi come l’educazione a vent’anni, di riempirsi di impegni e di correre per gli altri, di essere ottimisti e di guardare al bicchiere mezzo pieno, di essere a volte controcorrente e di vivere quella semplicità che cerchiamo, per quanto possibile, di fare nostra.

Giovanni Pierobon