Si cerca sempre di conformarsi al gruppo per essere accettati: nell’abbigliamento, nel modo di pensare, nelle decisioni da prendere, nelle ideologie da abbracciare, nella scuola da seguire o nel lavoro da cercare, nel mondo di trattare gli altri per paura di essere rifiuta ti. Invece bisognerebbe cercare il senso della propria vita fermandosi, concedendo tempo a se stessi, poiché ci si dovrebbe convincere che la vita non sia caos ma che tutto ciò che accade abbia un senso, ci si dovrebbe convincere che ci sia un filo nascosto che leghi tutti gli eventi, che ci sia un “progetto divino” sulla propria vita.

Bisognerebbe vivere assaporando la bellezza dei sentimenti, ma ricordandosi che non devono essere solo loro a guidar ci ma anche la ragione.
Bisognerebbe essere convinti di aver bisogno di consiglio, di confronto, per imparare a vivere bene la vita, poiché facendo di testa propria si può facilmente sbagliare. Anche se costa, bisognerebbe essere disposti e convinti che nella vita venga un momento nel quale ci si debba assumere le proprie responsabilità e portarle avanti per essere persone realizzate.

Arriva un momento nella vita di ogni scout in cui, verso i vent’anni, gli  viene chiesto di fare una scelta chiamata Partenza. Quando si è consapevoli di avere le capacità di continuare a camminare senza la protezione del clan, la nostra famiglia nella vita scout, possiamo decidere di intraprendere un nuovo percorso nel quale diamo le nostre conoscenze e il nostro tempo agli altri, trasmettendo quei valori, scoutistici e cristiani, che ormai sono nostri.

È una possibilità che abbiamo di far fruttare gli anni vissuti assieme, crescendo ancora, ma questa volta un po’ più adulti.

 

Giulia, Francesca, Arianna