Il Clan “Ra” del Cittadella 2 quest’anno ha scommesso su un’esperienza nuova e lontana dalla nostra vita quotidiana, in Albania, nella regione nord e più povera del paese: Puke. Durante l’anno sono state programmate molte attività in più di autofinanziamento necessario per non gravare troppo sulle tasche delle famiglie. E poi un paio di incontri di preparazione con i responsabili nazionali del Progetto Balcani.

Tante perplessità e qualche pregiudizio da vincere. La volontà di vivere un’esperienza forte di servizio. L’apprensione più volte manifestata da qualche genitore un po’ più preoccupato degli altri.
E finalmente la stazione dei treni di Padova, la mattina del 14 agosto, ore 7,50 puntuali con zaino e uniforme, pronti a partire e a rischiare un po’ la strada, destinazione la tanto chiaccherata Albania! Presso la parrocchia di un prete italiano, don Giovanni, i Rovers e le Scolte del Clan hanno fatto animazione per quattro ore al giorno a una quarantina di bambini e ragazzi albanesi. Hanno avuto la possibilità di viaggiare per alcuni villaggi limitrofi, hanno visitato le realtà più importanti del paese come la cittadina turca di Kruja e la città di Scutari, dove sono stati ricevuti per l’occasione dal Console italiano in persona! Si sono confrontati e, con la popolazione locale, hanno scrutato le loro facce, sentito i loro vissuti e i loro problemi personali.
Hanno incontrato un clan di Tirana appena partito per la route estiva.
Vinta la timidezza iniziale, è stato un bel fiume di occasioni e di emozioni. Hanno capito che il popolo albanese ha origini e storia molto antiche, uno spiccato orgoglio nazionalista e che conosce e ammira molte cose del nostro paese al contrario di noi che spesso ci limitiamo alle notizie di cronaca locali riportate dai giornali e televisioni.
È un paese nel quale convivono pacificamente e senza alcuna difficoltà tre religioni diverse. È un paese che ha conosciuto e da poco superato il dramma di un duro regime politico, della guerra civile, di lunghe catene di profughi provenienti da paesi limitrofi e riversati disordinatamente nelle loro regioni.
È un popolo segnato dalla sofferenza, in profonda trasformazione, che comunque ha ancora diversi problemi da risolvere.
Momenti di preghiera, di riflessione personale, di silenzio, spazi di condivisione e confronto, ampie riflessioni sul tema del servizio hanno fatto da cornice a tutto il campo. Si è recuperato il senso di appartenenza ad una comunità più grande e internazionale, si è remato “controcorrente” non con l’idea di essere migliori ma per osservare con i propri occhi una realtà diversa ed essere un po’ d’aiuto e d’esempio ad una piccola comunità.
Non è poco il bagaglio di esperienza e di maturità che i ragazzi ne hanno tratto, in un’età contrassegnata sempre più da scelte importanti di vita e vissute a volte con molti dubbi, ansie e incertezze e con il bisogno di esempi positivi da poter seguire e condividere. Ora ci resta il compito ben più difficile di tenere accesa questa esperienza dentro di noi per far fruttare gli esempi positivi che ne abbiamo ricavato, senza essere inghiottiti dalla nostra realtà frenetica e senza far riemergere quell’unica immagine fredda e chiusa di popolo allo sbando che invade con tutti i mezzi possibili le nostre coste.
Faleminderit Shqiperia (Grazie Albania) e buona strada clan Ra! 

Giovanni Pierobon